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La beata Caterina da Racconigi, penitente domenicana, viene presentata nelle fonti agiografiche come studiosa nell'ambito della speculazione teologica sulla stregoneria e della spiritualità espressa nella filosofia dell'ordine domenicano. Nelle fonti documentarie, invece, la religiosa è prima di tutto Caterina, un individuo che sa bene farsi interprete e mediatore tra specialisti del sacro e semplici fedeli. Nello Stato sabaudo in cui la beata trascorse la sua esistenza era proprio questa incomprensione tra le due categorie a incrementare una cultura visionaria e profetica frutto della percezione che le comunità locali avevano della società clericale. La ricerca di Elisabetta Lurgo ha il merito non solo di ricostruire in maniera puntuale la figura di una mistica cinquecentesca, ma anche di far emergere aspetti della cultura di un'epoca, quella moderna, che spesso viene indagata dagli studiosi solo nei temi più noti quali la devozionalità barocca, le conseguenze del Concilio di Trento e l'Inquisizione.